Mario Valente
Roman Vlad tra Toti Scialoja e Il suono della memoria

 

dopo la manifestazione dell'Accademia Filarmonica Romana in onore
del novantesimo genetliaco del grande compositore e critico musicale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

             

 

 

Sabato 6 febbraio l’Accademia Filarmonica romana nella sala Casella stipata di pubblico oltre ogni limite, alla presenza del M° Roman Vlad e dei suoi familiari ha festeggiato il novantesimo compleanno del suo presidente onorario facendo eseguire da un coro di giovanissimi, mirabilmente diretti dal M° Paolo Lucci, al pianoforte Tiziano Leonardi, le musiche composte dallo stesso Vlad sui versi dell’amico Toti Scialoja.

Roman Vlad, a proposito di quest’ultima sua composizione, ci dice che: «Non mi sono mai divertito tanto: Ballando con la Vespa di Toti è stato come un’evasione, grazie ai versi di Scialoja […] che è riuscito sempre a mantenere lo sguardo creativo dei bambini, come stupendosi del suo stupore e grazie ad un’invenzione linguistica ininterrotta». Cliccare per ingrandire l'immagineIn perfetta sintonia con l’amico pittore e poeta, Roman Vlad ha composto le musiche per un coro di voci bianche: proprio la pressoché perfetta corrispondenza tra l’evocazione poetica del mondo incantato dell’infanzia e la serialità quasi atonale con cui Vlad ha rivestito i versi di Toti Scialoja – che il novantenne compositore preferisce definire «cromatismo diatonico» - ha prodotto questo divertimento musicale, capace di rafforzare e prolungare il piacere e lo scherzo della versificazione  poetica nelle sintetiche e fulminee pagine musicali del maestro di Cernowitz (Vlad è nato nel capoluogo della Bucovina il 29 dicembre del 1919). Roman Vlad è infatti riuscito a fissare il non-sense giocoso evocato dal non sense delle filastrocche, accompagnandole con una tale cascata di suoni e note, di variazioni su rapsodici temi principali tratti da tanghi, siciliane, polka e fox-trot, ritmi di valzer e can-can, che hanno dato nuova forma allo stupore e alla meraviglia con cui i bambini  rivestono di giuochi fantastici il mondo che s’apre dinanzi ai loro occhi.

Cliccare per ingrandire l'immagineNulla quindi di più appropriato e fascinoso in queste musiche di Roman Vlad che sentirle e vederle eseguite da un coro di giovanissime voci bianche, perfettamente a loro agio nel rincorrere con sequenze di note dissonanti le rime baciate di Toti Scialoja.

Musica e versi perciò hanno espresso la forma di una coerente primigenia incoerenza, quella stessa incoerenza che è consentita per un breve periodo di tempo, senza colpa appunto, al divertimento fantastico degli innocenti.

Non è poco avere partecipato ed assistito a questo ultimo prodotto della creatività di un compositore del Novecento, il cui stile si è misurato non soltanto con la rivoluzione dodecafonica di Schoenberg, passando per le musiche di Busoni, di Alban Berg, di Dalla Piccola fino alla sperimentazione più audace ed estrema della musica elettronica e a quella di Pierre Boulez, ma ha cercato sempre di rinnovare la tradizione musicale novecentesca forse più amata, quella di Igor Stravinskij, il maestro a cui Roman Vald ha dedicato gli studi forse più completi e penetranti della sua carriera di storico e critico musicale.  

L’omaggio dell’Accademia Filarmonica romana è stato completato dal film-documentarioCliccare per ingrandire l'immagine sulla vita e l’opera di Roman Vlad che in anteprima nazionale Giovanni Sinopoli, figlio del grande direttore d’orchestra Giuseppe Sinopoli, immaturamente scomparso nel 2001, già tra i più fedeli eleganti ed agguerriti interpreti delle musiche del nonagenario compositore, ha voluto mostrare al pubblico accorso nella sala Casella.

Costruito su informazioni di prima mano ed interviste rilasciate al giovane regista dallo stesso Vlad, il film ha percorso, con gli accenti propri di un’autentica commossa partecipazione ed immedesimazione, le tappe più importanti del compositore, dalla prima educazione in famiglia nella lontana e affascinante Bucovina, incrocio delle lingue e delle culture dell’Occidente e dell’Oriente, fino all’arrivo non ancora ventenne a Roma per seguire le lezioni all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia nei corsi di perfezionamento di Alfredo Casella.

Utilizzando le tecniche più in voga oggi nelle “fiction” televisive, Giovanni Sinopoli ha fatto interpretare le varie fasi della lunga, prestigiosa  e fortunata carriera di Roman Vlad da giovani attori che hanno ricoperto soprattutto l’anello di congiunzione tra la memoria del periodo pre-bellico, da quello della gioventù in Bucovina alla Roma degli ultimi anni del regime fascista, all’utilizzo documentaristico tratto dalle teche della RAI, del ruolo di compositore e critico musicale svolto da Roman Vlad dagli anni Cinquanta alla fine del Novecento. Si è detto che il figlio di Giuseppe Sinopoli ha rievocato con commossa partecipazione emotiva le fasi salienti del compositore di origine romena, e forse questa immedesimazione ha come limitato – e non poteva forse essere diversamente per la giovane età del regista e il ricordo del padre legato alla vicenda artistica dello stesso Vlad – una rievocazione storico-critica del ruolo assolto da Roman Vlad all’interno delle ben più complesse vicende artistico-culturali dell’Italia dalla fine della II guerra mondiale ai nostri giorni. Il film meritorio sotto molteplici aspetti, quello emotivo che abbiamo appena detto, quello documentaristico degli archivi della RAI, tace, ovvero  appena cita e fuggevolmente ricorda figure e compositori oggetto dei dibattiti e delle questioni sorte intorno all’educazione e alla divulgazione musicale in Italia, in particolare riguardo alla musica contemporanea e alle avanguardie del Novecento, per le quali Roman Vlad ha assunto nel corso della sua esistenza quasi un ruolo pionieristico e precise e ben note posizioni, inimicandosi spesso il mondo dell’accademia oltre a quello della politica governante.

Chi scrive queste sintetiche note può dire e mostrare come l’opera di Roman Vlad sia andata approfondendo temi e figure della tradizione musicale e culturale che solo apparentemente potevano dirsi estranee alla formazione e agli interessi di un grande interprete della nuova musica dodecafonica. Infatti, a tale riguardo, è sufficiente ricordare il grande interesse di Igor Stravinskij per la musica italiana  del XVIII secolo e in particolare per G.B. Pergolesi, e l’attenta analisi che ne fece Vlad, a fondamento – riteniamo – della stessa consapevolezza del maestro italo-romeno nel contribuire alle connessioni tra passato e presente della musica.

Intendiamo riferirci alla rivalutazione della figura e della poesia per il teatro musicale di Pietro Metastasio al cui Comitato Nazionale, fin dal 1998, in occasione del 3° Centenario della nascita del poeta romano, Roman Vlad ha dato un importante apporto, rievocando momenti sotterranei e strategici riguardo alle relazioni e interazioni tra la poesia e il linguaggio della musica. Offriamo qui sia le pagine che Roman Vlad ha scritto riguardo al rapporto tra L. van Beethoven, la Wiener Klassik in generale, e Pietro Metastasio, sia la lezione sulla esecuzione di Arie da La contesa dei numi (Pietro Metastasio-Leo Vinci) in occasione delle celebrazioni in onore di Pietro Metastasio con l’inaugurazione di Palazzo Altemps come Museo archeologico di Roma (1998).

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Riteniamo così di contribuire e sollecitare ad un più approfondito e completo esame del ruolo intellettuale e storico-critico assolto dal compositore di origine romena nel quadro della musica italiana ed europea dal 1940 ai nostri giorni.

In ultimo, auspichiamo che nel prossimo futuro sia reso disponibile l’elenco di tutte le composizioni di Roman Vlad, non soltanto le musiche per i film ma anche quelle da camera, i concerti e le opere lirico-sinfoniche, inaspettamente e inopinatamente non stampate nel libretto di sala pubblicato dall’Accademia Filarmonica romana per Ballando con la vespa di Toti.

 

Roma, 10 Febbraio 2010                                       Mario Valente

 

 

 

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