Intervista di Sandro Cappelletto a Mario Valente a proposito di
Betulia liberata (Metastasio-Anfossi), MOS edizioni, Roma, 2008
in "La scena invisibile", RADIOTRE Rai, 28 marzo 2009
 
   

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Considerazioni e risposte sull’edizione critica di Betulia liberata (Metastasio-Anfossi), MOS edizioni, Roma, 2008, in margine all’intervista di Sandro Cappelletto a Mario Valente ne “La scena invisibile”, RADIOTRE Rai, sabato 28 marzo 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La singolare fortuna dell’oratorio Betulia liberata, composto a Vienna nel 1734 da Pietro Metastasio per l’imperatore Carlo VI, messo in musica la prima volta da Georg Reutter, è dovuta allo straordinario valore dei significati teologico-politici espressi dal Poeta Cesareo in questa azione sacra. Tutte le successive intonazioni, fino all’ultima del 1824 di L. van Beethoven, Aria di Achior, canone a due voci,  non solo si misureranno con l’esaltazione dell’unica vera Fede e della verità cristiana, fulcro e leva per l’annientamento dei nemici di questa, compiuto con l’uccisione di Oloferne e la sconfitta degli Assiri da parte dell’eroina vetero-testamentaria Giuditta, quale figura della vittoriosa e vindice azione della Casa d’Austria allora assediata dai pretendenti alla successione del titolo imperiale, dai Borbone di Francia ai bavaresi e soprattutto alla rivale potenza in territorio germanico della Prussia protestante, ma tutte le musiche che verranno scritte sotto i versi di Metastasio nel corso del XVIII secolo saranno l’occasione per individuare e indicare, nel mutare dei tempi e delle circostanze storico-politiche, i nuovi avversari della Fede e della verità cristiana.

Infatti, mentre per la prima esecuzione di Betulia liberata nel 1734 il generale assiro  Oloferne è figura del proteiforme mondo degli avversari dell’Impero nell’Europa del tempo, volti ad insidiare l’unità dei cattolici rappresentata dagli Asburgo, potenza antemurale dell’espansionismo islamico in Europa e titolare per questi meriti della continuazione del loro ruolo egemone, nelle successive intonazioni il valore teologico-politico dell’oratorio metastasiano vedrà la Chiesa rivendicare a se stessa il ruolo di primo e fondamentale baluardo opposto alle pretese dei poteri tardo feudali di limitare e deprimere la funzione e guida religioso-spirituale dell’universo cattolico.

Interpreti in prima linea di questa nuova fase dei rapporti tra potere laico e potere spirituale della Chiesa cattolica saranno gli oratoriani della Congregazione di San Filippo Neri, durante il papato di Benedetto XIV. Nell’edizione critica di Betulia liberata, messa in musica da Pasquale Anfossi nella parte finale del secolo (1781), sempre per ordine ed iniziativa della Congregazione di S. Filippo Neri a S. Maria in Vallicella, Mario Valente, autore dell’introduzione storica, ha scoperto che il libretto impiegato dall’Anfossi è lo stesso che Niccolò Jommelli intonò già nel 1743 e che fu il dottissimo biblista oratoriano Giuseppe Bianchini il poeta, finora sconosciuto, che modificò il testo poetico originale di Metastasio adattando l’ermenuetica del Canticum Judith, studiato e pubblicato dal Cardinale Giuseppe Maria Tomasi, al ruolo di Maria, madre del Salvatore, esaltato nell’Apocalisse giovannea come colei che schiaccia il Demonio e il Male che insidia la nascita alla vita dei cristiani e l’unità dei cattolici.

Nell’aria finale di Giuditta, aggiunta dal Bianchini, l’eroina biblica assurgeva a figura di Maria, vero ed insuperabile baluardo al Male e protettrice della vita di ogni credente, mentre sul versante dei significati storico-secolari, la figura di Oloferne, nei nuovi versi introdotti dal Bianchini, veniva ad identificarsi con quella di Carlo di Baviera,  pretendente al soglio imperiale degli Asburgo con l’appoggio della  Prussia protestante

L’acquisizione con Betulia liberata di un vero e proprio manifesto teologico-religioso e politico da parte della Chiesa (e della Congregazione di S. Filippo Neri) all’interno dei conflitti tra le potenze europee, era compiuto da Giuseppe Bianchini attraverso l’eliminazione dei versi, all’inizio della parte seconda dell’azione sacra, in cui Metastasio aveva rappresentato il percorso di Achior, re pagano degli Ammoniti, verso la scoperta dell’unica vera fede nel dialogo di questi con Ozìa, sacerdote degli abitanti di Betulia. Con la soppressione di buona parte di uno tra i dialoghi dottrinari più intensi della poesia per il teatro musicale di Metastasio, Giuseppe Bianchini otteneva di far precipitare l’azione sacra verso la rivelazione finale di Giuditta, vincitrice in nome della fede, esecutrice della volontà divina e figura anticipatrice di Maria «la DONNA FORTE / Che col braccio del Gran Figlio,/ Colpa insieme, Averno, e Morte, / Vincitrice abbatterà.»

A partire dall’intonazione di Niccolò Jommelli del 1743, nel contesto delle fasi più cruciali della Guerra di Successione austriaca, fino alla messa in musica da parte di Pasquale Anfossi nel 1781, Betulia liberata sarebbe stata intonata decine e decine di volte da molti altri compositori sempre con le medesime modifiche.

Ma la scelta da parte della Congregazione dell’Oratorio di S. Filippo Neri di affidare a Pasquale Anfossi una nuova intonazione di Betulia liberata, dopo che il compositore ligure, ma di scuola napoletana, aveva acquistato in Roma e in Europa grande fama come autore dell’opera comica, rispondeva a mutate esigenze storico-politiche della Chiesa, maturate in Europa e in Italia con la crisi della Compagnia di Gesù all’interno nei rapporti di questa con l’assolutismo delle Monarchie europee. Pasquale Anfossi veniva invitato dalla Congregazione dell’Oratorio a mettere in musica nel 1771 l’azione sacra di Metastasio, Sant’Elena al calvario, mentre al soglio pontificio era chiamato a svolgere una decisa azione riformatrice Giovanni Lorenzo Ganganelli con il nome di Clemente XIV, con un magistero rivolto a limitare e subordinare interessi, incursioni e influenze della Chiesa nei poteri politici delle grandi monarchie assolute con l’opera dei Gesuiti, preferendo a questa il recupero di una missione spirituale e sociale più vicina e solidale ad esigenze ed aspirazioni di giustizia, educazione e guida degli strati popolari.

L’azione riformatrice di Clemente XIV raggiungeva il suo culmine con la soppressione nel 1773 con il Breve, Dominus ac Redemptor noster, della Compagnia di Gesù e la requisizione di tutti i beni e i privilegi fino ad allora riservati al potentissimo ordine. Papa Ganganelli moriva improvvisamente un anno dopo, il 22 settembre 1774 e la stessa opera a sostegno delle scelte coraggiose di questo pontefice, così come la Congregazione di San Filippo Neri aveva inteso essere la sua eminente funzione nell’oratorio musicale a Roma, subiva contraccolpi nell’autonomia della sua vocazione artistico-religiosa ed educativa. L’ispirazione musicale gioiosa di Pasquale Anfossi, propria della grande tradizione della scuola napoletana, aveva modo ancora di esprimersi con l’intonazione di un'altra azione sacra di Pietro Metastasio, Giuseppe riconosciuto, eseguita a Roma nell’oratorio del Borromini il 1° aprile 1776, ma occorreva attendere il 16 dicembre del 1781 per assistere alla nuova  composizione da parte del musicista di Taggia del suo capolavoro oratoriale, Betulia liberata, in concomitanza con la preparazione da parte di Pio VI, successore di papa Ganganelli, della missione a Vienna presso Giuseppe II d’Asburgo per limitare sia le pretese giurisdizionaliste dell’imperatore sui beni della Chiesa in Germania, sia  soprattutto per ricondurre ad obbedienza le tendenze autonomistiche dei vescovi tedeschi, influenzati da Nikolaus von Hontheim, alias Giustino Febronio, vescovo di Treviri.

Questa volta, l’intonazione e l’esecuzione di Betulia liberata da parte di Pasquale Anfossi con la raffigurazione in Oloferne sia del Febronio e nella DONNA FORTE della stessa inscindibile unità della Chiesa di Roma, rappresentarono per la Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri la riconciliazione completa con Pio VI e con il suo magistero dopo la Santa Visita Apostolica cui la Congregazione stessa era stata sottoposta per avere ospitato tra i suoi affiliati pericolose tendenze vicine al vescovo di Pistoia, Scipione de’ Ricci.

Lo straordinario significato simbolico e teologico-politico rappresentato dall’oratorio composto da Pietro Metastasio nel lontano 1734, per soccorrere idealmente e rappresentare l’azione politica del suo amato imperatore, Carlo VI, riceveva la singolare conferma nella visita di Pio VI a Vienna, nell’aprile 1782, a pochi mesi dall’esecuzione dell’intonazione di Pasquale Anfossi a Roma, il 16 dicembre 1781, e con la conclusione della stessa vita terrena del Poeta Cesareo il 12 aprile del 1782.

Questa edizione critica della partitura dell’Anfossi, curata da Giovanni Pelliccia, dotata oltre ad apparati critici esemplati e collazionati sul confronto di sei partiture copie autografe settecentesche, si è anche avvalsa della correlazione delle agogiche di Betulia liberata di Niccolò Jommelli con quelle di Pasquale Anfossi.

Inoltre, una estesa nota biografica sul musicista di Taggia, finora la più completa, e un altrettanto ampia Vita e cronologia di Pietro Metastasio arricchiscono la pubblicazione, unitamente all’elenco di tutte le intonazioni ed esecuzioni dell’oratorio con i luoghi e gli anni di queste.

Sono infine in preparazione le edizioni critiche degli oratori di Pietro Metastasio, Sant’Elena al Calvario e Giuseppe riconosciuto, a completamento della produzione musicale di Pasquale Anfossi su ordine e committenza della Congregazione di San Filippo Neri in Santa Maria in Vallicella a Roma, di cui fu maestro di cappella, dal 1792 al 1797.

 

Roma, 24 Aprile 2009
Mario Valente

Pompeo Batoni, ritratto di Pietro Metastasio

Pompeo Batoni, ritratto di Pietro Metastasio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

Francesco Solimena, Giuditta mostra la testa di Oloferne

Francesco Solimena, Giuditta mostra la testa di Oloferne


 

 

Jacopo Guarana, Pasquale Anfossi con penna d'oca in mano

Jacopo Guarana, Pasquale Anfossi con penna d'oca in mano

 

 

Vincenzo Milione, ritratto di Clemente XIV

Vincenzo Milione, ritratto di Clemente XIV

 
 

 

 

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