MARIO VALENTE

Il compleanno di Pietro Metastasio
Roma, 3 Gennaio 1698 - Vienna, 12 Aprile 1782

Pietro Antonio Domenico Ventura Trapassi, in arte Pietro Metastasio, per volontà di Gian Vincenzo Gravina che lo adotta nel 1708 e ne traduce il nome in greco, nasce a Roma il 3 Gennaio del 1698 in Via dei Cappellari al civico 30, nel Salone del Crocifisso.


A sinistra: Via del Cappellari. A destra: Pompeo Batoni, Ritratto di Pietro Metastasio

Nel tempo delle celebrazioni in onore di Dante Alighieri, nonché della lingua italiana, assurta recentemente a simbolo dell'unità e dell'identità politica e culturale dell'Italia, resta esterrefatto e sgomento chiunque, in possesso delle conoscenze minime indispensabili della storia della letteratura del nostro paese, non veda nessuna tra le istituzioni coinvolte nelle celebrazioni né citare né convocare ai festeggiamenti rituali la figura e la poesia di Pietro Metastasio, Roma, 3 Gennaio 1698 - Vienna, 12 Aprile 1782.

Pietro Metastasio e GianVincenzo Gravina - suo mentore e maestro -, nei primi decenni del Settecento sono i poeti e letterati che riscoprono e rivalutano il ruolo di Dante Alighieri quale artefice e protagonista della rinascita morale e politica dell'Italia non solo nella poetica narrazione della sua maggiore opera la Divina Commedia ma anche nel De Monarchia e nel De Vulgari eloquentia.

Nella Ragion poetica Gravina difende sia la completa autonomia della poesia da qualsiasi esterna ed estranea imposizione di regola di senso e significato, indicando nei poemi di Omero il modello supremo inarrivabile della costruzione epico-antropologica della condizione umana, mentre nella stessa opera attribuisce alla poesia di Dante Alighieri la piena titolarità di edificazione della lingua italiana come forma di comunicazione integrale ed universale.

A tale presa di posizione che rivaluta e rilancia il ruolo di Dante Alighieri dopo oltre un secolo di incomprensibile e ingiustificata separazione da parte dei letterati e dei sapienti dal magistero linguistico, morale e politico dell'autore della Commedia, farà sempre riferimento Pietro Metastasio, il discepolo più dotato di talento e perciò in grado di sviluppare ed accrescere il patrimonio di conoscenze acquisite, attraverso la lezione di Gian Vincenzo Gravina con la padronanza della tradizione letteraria italiana, greca, latina e lo studio delle fonti del diritto e della filosofia moderna, da Cartesio a Vico.

A dimostrazione della riscoperta della poesia e dell'opera di Dante Alighieri, in seguito alla improvvisa ed immatura scomparsa di Gian Vincenzo Gravina nel gennaio del 1718, Pietro Metastasio era invitato dall'Accademia dell'Arcadia a celebrare la figura del maestro, autore ed estensore delle Leggi del più rilevante sodalizio letterario dell'epoca a Roma, in Italia e in buona parte dell'Europa. 

Metastasio sceglieva per rendere omaggio ed onore a Gravina la forma del componimento poetico in terza rima, La strada della Gloria, con quelle terzine care al suo maestro perché tipica e costante forma espressiva di Dante Alighieri nella Divina Commedia. Fingendo di avere ricevuto in sogno la visita del suo maestro, Metastasio metteva a confronto Bione, filosofo dell'antica Grecia, a cui era stato attribuito il soprannome di "L'Ateo" per avere dissacrato le divinità della Grecia antica, con il magistero poetico e morale di Gravina. A questi il discepolo prediletto faceva ricordare da quali eroiche figure fosse costituita, dalla Grecia all'antica Roma, la strada della Gloria, presidiata non più da personaggi mitologici ma da uomini in carne ed ossa che con le loro imprese avevano dato esempio delle virtù e del valore laico delle loro azioni per costruire il pubblico potere, fine e strumento della durata e stabilità delle civilizzazioni greca e romana. Da Epaminonda a Scipione, da Cesare a Marcello e a Fabio, Metastasio rendeva onore alla grande tradizione politica e civile da cui proveniva la stessa Roma dei Papi e della cattolicità. Non sarebbe stato sufficiente il richiamo all'eredità del mondo antico raccolta dal papato, per consentire al discepolo di Gravina, nella solennità della sua commemorazione, ottenere dalla Chiesa e dal suo vero e proprio partito di artisti ed intellettuali né la comprensione, né il perdono e l'accoglienza dopo la secessione dall'Arcadia operata da Gian Vincenzo Gravina con la nascita dell'Accademia dei Quirini

Consapevole del duro scontro in atto a Roma tra il partito filo-imperiale e quello borbonico, filo-spagnolo e filo-gesuita della Chiesa e del papato, a nulla valeva l'ammonizione che pure Metastasio riceveva dalle parole del suo maestro apparsogli in sogno, come poetica forma retorica di pacificazione. 


Tu intanto, s'entro te non venne meno/ Il bel desio d'onor, questa fedele/ Norma ch'io ti prescrivo accogli in seno.    [...] 

Dell'onesto e del ver quello ch'io pria/Seme in te sparsi, serba, e scorgerai/ Quai felici germogli un giorno dia.

Di tutto quello che comprendi e sai,/ Pompa non far; ché un bel tacer tal volta/ Ogni dotto parlar vince d'assai.

Muto de' saggi il ragionar ascolta;/ Né molto ti doler s'unqua ti fura,/ Dovuto premio ignara turba e stolta.

/Noto prima a te stesso esser proccura,/Preceda ogni opra tua saggio consiglio,/E poi lascia del resto al Ciel la cura.


Metastasio pronunciava l'elogio commemorativo del suo maestro nell'aprile del 1718, ma, dopo essere stato riaccolto in Arcadia con il nome pastorale di Artino Corasio ed aver ereditato da Gian Vincenzo Gravina la maggior parte del suo patrimonio, fallito il patto di matrimonio con Rosalia Gasparini, figlia del famoso musicista Francesco Gasparini, privo di incarichi alla corte papale, all'inizio dell'estate del 1719 si trasferiva a Napoli. Vi sarebbe rimasto sino al 1724: qui avrebbe ottenuto un clamoroso successo con la messa in scena al Teatro S. Bartolomeo del suo primo melodramma, Didone abbandonata. Nell'estate dello stesso anno 1724 faceva ritorno a Roma accompagnato dalla cantante Marianna Benti Bulgarelli e dal compositore Leonardo Vinci.


Francesco Gasparini, caricatura di PierLeone Ghezzi

Metastasio avrebbe nuovamente ripreso il suo viaggio alla fine dell'estate del 1724, stavolta recandosi in Italia settentrionale dove sarebbe rimasto dal 1725 al 1727, accompagnato dalla fedele Marianna Bulgarelli e dal musicista Leo Vinci. Tornato a Roma nell'autunno del 1727, il poeta riceverà l'incarico di assumere la direzione del Teatro delle Dame per rappresentare i suoi drammi per musica fino al Carnevale del 1730, ovvero al trasferimento a Vienna a seguito della nomina da parte dell'imperatore Carlo VI d'Asburgo come Poeta Cesareo.

PROSSIMAMENTE...

1. la scelta di Metastasio quale poeta di corte di Carlo VI Asburgo e l'entusiasmo con il quale l'imperatore stesso spiega alla nobiltà viennese il significato dei versi in italiano del Demetrio, il primo melodramma composto e rappresentato a Vienna nel 1731 nel teatro della Hofburg; 2. il ruolo di educatore di Metastasio, nelle arti e nel teatro musicale in lingua italiana nei riguardi delle figlie di Carlo VI, Maria Teresa, in particolare, Marianna, Maria Cristina; 3. la fortuna di Metastasio come poeta nella lingua italiana in tutti i teatri europei, dalla Francia alla Spagna e al Portogallo, dall'Inghilterra alla Germania alla Russia; 4. il riconoscimento dell'egemonia del teatro musicale italiano di Metastasio da parte di Voltaire, da parte di Goldoni in Francia, di Baretti in Inghilterra; 5. la pressoché simultanea diffusione e messa in scena delle opere di Metastasio in Italia, nei maggiori e minori centri cittadini della penisola, da Roma a Napoli da Milano a Venezia, da Palermo a Bari, da Cremona a Genova da Reggio Calabria a Matera; 6. Goldoni dedica le sue opere in francese a Pietro Metastasio quale omaggio all'universale diffusione del teatro musicale in italiano del collega; 7. Farinelli in Spagna e Metastasio a Vienna; 8. Metastasio e Eleonora de Fonseca Pimentel; 8. Metastasio e la pittura del XVIII secolo, da Batoni a Tiepolo, da PierLeone Ghezzi a Corrado Giaquinto.


Mario Valente - Roma, 3 gennaio 2021

 

 

 

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