IL CANTO DI FARINELLI E DI METASTASIO A VIENNA

Relazione di Mario Valente esposta al convegno internazionale di studi "Il Farinelli e gli evirati cantori"

Biblioteca Universitaria di Bologna, 5 - 6 Aprile 2005, Centro Studi Farinelli

(Versione provvisoria e preliminare del saggio in preparazione per la pubblicazione degli Atti del convegno)

 

 

1. La questione Farinelli - Metastasio

La collaborazione artistica tra Carlo Broschi e Pietro Metastasio è un capitolo decisivo per la comprensione dell’opera italiana del XVIII secolo, ovvero della poesia destinata all’intonazione e al teatro musicale a cui Pietro Metastasio dedica nell’Estratto della Poetica d'Aristotile la trattazione di rilevanti quanto complesse questioni estetico-drammatiche.

GASPAR VAN WITTEL, Napoli dal mare, Napoli 1719


Pur iniziata a Napoli, nel 1720, con l’interpretazione della serenata Angelica e Medoro di Metastasio, quando Broschi contava appena 15 primavere e Metastasio 22, l’intensa e pressochè continua interazione reciproca tra i due gemelli, nati insieme alla carriera del teatro musicale e destinati a lasciare un’impronta duratura nella storia del melodramma, prenderà forma ed espressione compiuta molti anni dopo nel 1747. Metastasio da Vienna, dove ha preso servizio come Poeta Cesareo nel 1730 alla corte di Carlo VI, e Carlo Broschi da Madrid dove è arrivato nel 1737, carico di fama ed onori, per lenire prima con il suo canto la cupa tetraggine di Filippo V, e poi dirigere il teatro musicale del suo successore Ferdinando VI, stringono tra gli anni 1747 e 1759 una tra le più straordinarie intese artistiche, intellettuali e umane che la memoria storica della cultura dell’Europa moderna sia riuscita a conservare e a tramandarci.

Ferdinando VI e Maria Barbara di Braganza, sovrani di Spagna

L’epistolario di Pietro Metastasio, nell’edizione critica di Bruno Brunelli, pubblicata negli ormai lontani anni Cinquanta del Novecento è ancora oggi viva testimonianza della collaborazione tra i due protagonisti dell’opera italiana. L’edizione curata dal Brunelli conta un numero totale di 186 lettere indirizzate a Carlo Broschi detto Farinello, dalla prima datata 26 Agosto 1747 all’ultima del 20 Marzo 1782 che in assoluto è anche l’ultima lettera scritta dal Poeta Cesareo ai suoi corrispondenti ed amici, perché egli muore pochi giorni dopo avere scritto a Carlo Broschi, il 12 Aprile dello stesso anno, dopo una diecina di giorni di malattia. Le lettere scritte da Metastasio al Farinelli nell’arco di tempo della più fruttuosa e rilevante interazione artistica, cioè – come si è detto – tra il 1747 e il 1759, anno dell’abbandono di Madrid da parte del sopranista, sono in tutto in numero di 83, stando all’epistolario collazionato dal Brunelli.


Ma qual’è la relazione o nesso tra il periodo madrileno di Broschi e il corrispondente periodo viennese di Metastasio? Che rapporto questo periodo può avere con la tematizzazione: “il canto di Farinelli e di Metastasio a Vienna”, dal momento che il sopranista era sì stato a Vienna, due volte nel 1724 e nel 1728, prima dell’arrivo di Metastasio nel 1730, e soltanto nel 1732 essi s’erano potuti incontrare nella capitale dell’Impero, cuore politico degli Asburgo? Solo in questa occasione l’apporto artistico-vocale del Broschi al canto della poesia per musica di Metastasio era sfociato nell’interpretazione del sopranista della figura di Abel nell’oratorio: La morte d’Abel, composto dal Poeta Cesareo ed eseguito nella cappella imperiale , con la musica da Antonio Caldara.
[Questione collaterale: l’edizione Hérissant, a cura di Giuseppe Pezzana, rivista e approvata da Metastasio, riguardo a questo oratorio, ignora totalmente Caldara come autore delle musiche, attribuendole al Reutter, e quella del Brunelli, aggiungendo all’Hérissant successive intonazioni, mai ne riporta una che sia stata composta dal Caldara. Come stanno le cose, tenendo conto della testimonianza decisiva dell’autore del libretto?]. Dopo di allora, né occasioni di incontro e neppure scambi epistolari, a tutt’oggi non ancora emersi, erano stati loro concessi dalle circostanze della vita e dalle rispettive funzioni e carriere artistiche. Peraltro, a complicare e rendere quasi una dimostrazione per assurdo la collaborazione Farinelli-Metastasio a Vienna, come elaborazione sinergica del Canto musicale nell’opera italiana, perseguita dai gemelli anche a distanza, occorre tenere presente che il Broschi in Spagna, già negli anni Quaranta, aveva molto diradato sulla pubblica scena teatrale le sue famose interpretazioni belcantistiche , essendo divenuto sostanzialmente cantante virtuoso per il solo Filippo V, mentre invece Metastasio a Vienna svolgeva pienamente la sua attività di Poeta Cesareo con sue rappresentazioni a corte che lo vedevano esercitare, in certa misura, il ruolo di coordinatore nella scelta dei cantanti, degli allestimenti, ed anche, entro margini ben limitati, dei musicisti. L’elemento problematico più rilevante, in ogni caso, non è tanto la distanza di luogo tra i gemelli, quanto la distanza di tempo, cioè il lungo periodo intercorso tra l’ultimo incontro diretto a Vienna nel 1732 e la ripresa di intensi contatti, solo epistolari, reiniziata a partire dal 1747, dopo quindici anni di interruzione.

E’legittimo chiedersi: che cosa, quale genere di patto, rapporto o passata relazione spinga il Poeta Cesareo e il grande sopranista a mettere in atto una collaborazione assolutamente inedita nel panorama storico-artistico del tempo, collaborazione, tra l’altro, che, nel medesimo habitat della Londra di Giorgio II, non si era naturaliter realizzata tra Haendel e Farinelli?
Partiamo dal considerare la fattualità storica: la collaborazione tra Carlo Broschi e Pietro Metastasio costituisce non solo il riannodo dei fili della memoria artistica ed esistenziale, ma anche la nascita di una pressoché nuova stagione per la produzione teatrale-musicale di entrambi.
La morte di Filippo V di Spagna nel 1746 è senz’altro per Carlo Broschi l’occasione per rinascere a nuova vita artistica, affrancandosi dall’uso della sua voce in funzione terapeutica per un sovrano preda della più funesta melanconia ipocondriaca che la storia moderna ci abbia tramandato, nonché dal ricatto morale della regina madre, quell’Elisabetta Farnese che costretta a ritirarsi in convento per ordine del figlio di primo letto di Filippo V, il nuovo re Ferdinando VI e della detestata moglie Barbara di Braganza, vorrebbe trascinare nell’esilio, come cosa propria, anche il sopranista. Farinelli sceglie la libertà , sposando le ragioni politiche dei nuovi sovrani, cogliendo così l’opportunità di divenire finalmente arbitro assoluto della vita artistica e musicale di Madrid e della sua corte. Nei fatti Carlo Broschi proprio dal 1747, l’anno in cui riprende assiduamente contatto con Metastasio eserciterà la funzione di effettivo direttore dell’opera italiana ad Aranjuez, con cui il sopranista cerca di ridare senso alla sua vita d’artista se non più come voce sublime e inarrivabile , interprete diretto e assiduo dei drammi del Poeta Cesareo, ma, quanto meno – e non sarà poco – concorrente con il fasto e il prestigio della vita musicale realizzata a Vienna grazie all’opera seria del Poeta Cesareo.


In questa nuova fase, certamente la memoria di Vienna nell’esperienza del Broschi avrà un suo peso – mi riferisco all’incontro con Carlo VI, ai consigli dell’imperatore al sopranista, e all’esperienza della macchina organizzativa del teatro musicale viennese – ma è anche, soprattutto, guardando dal punto di vista delle esigenze vitali del Poeta Cesareo, la necessità per questi di reincamminare l’opera italiana sui sentieri dello spettacolo integrale è ciò che, in definitiva, suggerisce a Metastasio l’ obiettivo primario di una stretta intesa con il gemello ritrovato, dopo che le sorti del melodramma, nell’ultimo scorcio degli anni Quaranta, hanno subito un mutato conferimento di senso sociale ed artistico alla produzione del Poeta degli Asburgo.
La collaborazione con Farinelli si rivela quindi determinante per Pietro Metastasio, al quale la morte di Carlo VI nel 1740, la guerra di Successione austriaca, la momentanea occupazione di Vienna da parte dei prussiani, l’endemica diffusione di epidemie di peste, colera e vaiolo nella città, hanno limitato e bruscamente interrotto la regolare committenza di drammi per musica, feste teatrali, e oratori, scadenzati dalle natali ricorrenze e onomastiche della famiglia imperiale e dalle funzioni religiose più rappresentative.

JACOPO AMIGONI, Farinelli incoronato dalla Musica

Anche per Carlo Broschi e per il suo ruolo presso i sovrani di Spagna come unico responsabile del teatro di corte madrileno, funzione, come vedremo, ben più rilevante ed ampia rispetto a quella assolta da Metastasio a Vienna, ottenere dal Poeta più acclamato del tempo nuovi libretti, ovvero opere appositamente revisionate sulla base delle esigenze di spettacolo da lui richieste, e di canto per il cast eccezionale di artisti che egli può liberamente scritturare, può significare rafforzare in prestigio e in valore il suo ruolo di responsabile unico della vita musicale a Madrid, riuscendo a realizzare una serie di grandi stagioni teatrali, che in virtù della sua stessa supervisione artistica, assicurino alle opere rappresentate successi tali da accrescere il ruolo della corte spagnola come uno dei maggiori centri europei d’arte e spettacolo, e, conseguentemente, il suo stesso successo.


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Farinelli a Napoli

 

ANTON MARIA ZANETTI, Farinelli nel ruolo di Arbace

Farinelli e Domenico Scarlatti (particolare dell'incisione a fianco)

 

 

ANTON MARIA ZANETTI, Farinelli nei panni di viaggiatore

 

 

Farinelli

 

Farinelli a Roma, in una caricatura di Pier Leone Ghezzi  (1724)

 

JACOPO AMIGONI, ritratto di Carlo Broschi insignito dell'Ordine di Calatrava

 

JACOPO AMIGONI (attribuito a), Farinelli sulla scena

         

 

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ALESSANDRO SCARLATTI, Concerto Grosso n° 1 in Fa min